Neet e nuovo record negativo per l'Italia
In un precedente articolo ho affrontato il tema della ricerca del Talento e dei Paesi più attivi nella ricerca di lavoratori con profili di qualità elevata.
Il Bel Paese a riguardo è tra le nazioni più in controtendenza, visto la ormai conclamata " Fuga dei Cervelli" e il nuovo primato riguardo i Neet, giovani che non studiano né lavorano e non si formano.
Sono 4 le Regioni italiane del Sud in cima alla classifica europea dei Neet: Sicilia, Campania, Calabria e Puglia.
Circa tre ragazzi su dieci tra i 15 e 25 anni si trovano in questa condizione.
I Numeri che parlano chiaro e ribadiscono il concetto da poco espresso anche da Eurostat: l'Italia ha la maglia nera nel Vecchio continente per Neet.
L'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha rielaborato i dati di fonte europea e di matrice Istat per entrare nel dettaglio territoriale italiano. Certo, sfuggono alla statistica tutti quei giovani che si dedicano ai "lavoretti" assai frequenti nel nostro panorama del lavoro.
Secondo la ricognizione dell'Osservatorio, alla fine del 2017 i ragazzi ai margini di lavoro o formazione tra 15 e 29 anni erano poco più di 2 milioni, quasi equamente divisi tra maschi e femmine. Più della metà di questi giovani si trova al Mezzogiorno, dove il tasso di Neet arriva al 34%.
Una generazione abbandonata
In Italia manca da anni una vera politica del lavoro che si occupi di dare un’occupazione a tutti. Alla fine uno Stato se non si preoccupa di pianificare questo, cosa deve fare?
Non mi riferisco a lavori statali per tutti ma ad una politica seria e continuativa volta ad attirare investimenti stranieri, a favorire quelli interni, a snellire la burocrazia al fine di stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro.
A chi pensa che invece lo Stato non c’entri e ognuno si debba arrangiare dico che è l’italiano medio: miope, egoista, gretto ed ignorante. Uno Stato serio e forte sa occuparsi dei più deboli, di quelli che da soli non ce la fanno. O la soluzione è scappare tutti all’estero?
Va ricordato che scivolare ai margini non è difficile, bastano un’autostima scarsa, un pizzico di sfortuna, una forza mentale un po’ discontinua, pochi stimoli culturali dalla propria famiglia di origine, magari – perché no – un’intelligenza non brillantissima. Senza incappare in tutte queste condizioni tutte assieme basta semplicemente un periodo no.
Cosa fare per non essere un neet?
Non penso di essere io il risolutore di ogni problema dello Stato ma ad un neet che stesse leggendo direi innanzitutto di non perdere la speranza perché la situazione è seria ma non irreparabile.
La condizione stessa di neet lo identifica come un giovane, una persona che quindi ha tutto il tempo di uscire da una condizione svantaggiosa.
Per cominciare sconsiglierei assolutamente di intraprendere un’attività imprenditoriale(apertura negozio abbigliamento, gelaterie e simili). Se uno è neet, lo è probabilmente perché non ha sviluppato competenze ed esperienze significative, un’avventura imprenditoriale si trasformerebbe pertanto in un disastro annunciato in cui magari distruggere i risparmi dei genitori.
Piuttosto consiglierei di puntare sulla formazione, una che includa senz’altro al suo termine un’esperienza lavorativa, di modo da interrompere il circolo vizioso e mettere a CV allo stesso tempo un’esperienza formativa e una lavorativa. Esistono corsi offerti da enti pubblici (e pertanto gratuiti) che garantiscono mini-percorsi di questo genere. Naturalmente non bisogna essere affatto “choosy” ed accettare lo stage per quello che è (fosse anche fare fotocopie), l’importante nella prima fase è uscire di casa e scrivere qualcosa nel CV.
Per uscire completamente dal circolo vizioso, il neet deve comunque realizzare che il suo problema è prima di tutto mentale. Deve smetterla di sentirsi uno sfigato e riprendere in mano il proprio destino: il mondo è fatto di persone assolutamente medie e a fare la differenza è la determinazione.
Quali paesi attraggono i lavoratori più qualificati?
Ogni tanto parlando di Italia e giovani, si affronta l'argomento "Fuga di cervelli all'estero". Le possibilità lavorative di crescita, ambienti più stimolanti e maggior riconoscimento del talento sono le principali cause di questa perdita di qualità.
Per le aziende più innovative del mondo, l'obiettivo dichiarato di attrarre i migliori talenti non è semplicemente un mantra delle risorse umane: è una questione di sopravvivenza.
Sia che parliamo di un gigante come Google che cerca costantemente di aggiungere ingegneri di livello mondiale o stiamo parlando di una startup che ha bisogno di un visionario per plasmare prodotti del futuro, le aziende innovative richiedono l'accesso a lavoratori altamente qualificati per rimanere prima della loro concorrenza.
La ricerca globale per il talento
Non c'è dubbio che le migliori aziende faranno di tutto per mettere in campo lavoratori altamente qualificati, anche se devono guardare a livello internazionale per trovare il meglio del meglio.
Tuttavia, parte di questo processo di assunzione non è necessariamente sotto il loro controllo. La realtà è che gli stessi paesi hanno politiche diverse che influenzano la facilità con cui attirare le persone, educarle e svilupparle e trattenere i migliori lavoratori - e questi fattori possono potenziare o minare gli sforzi di reclutamento di talenti.
L'infografica di oggi proviene da KDM Engineering e raggruppa i primi 25 paesi per attrattiva di lavoratori altamente qualificati.
Se attrarre le persone migliori non è già abbastanza difficile, c'è un altro fattore che può complicare le cose: a volte le persone migliori non si trovano localmente o addirittura a livello nazionale.
Per le migliori aziende, il reclutamento è un gioco globale - ed è parzialmente guidato dalle politiche dei governi e dalla qualità della vita all'interno dei confini dei loro paesi.
Principali paesi per attrarre lavoratori altamente qualificati
Utilizzando i dati delle Nazioni Unite e il Global Talent Competitive Index, ecco i primi 10 paesi migliori per attrarre e trattenere lavoratori altamente qualificati.
Sono ordinati per classifica generale, ma vengono visualizzati anche i loro ranghi della sottocategoria:
Punteggio generale | Nazione | Abilitare | Attirare | Crescere | conservare | migranti |
---|---|---|---|---|---|---|
# 1 | Svizzera | # 2 | # 5 | # 5 | # 1 | 2.438.702 |
# 2 | Singapore | # 1 | # 1 | # 13 | # 7 | 2.543.638 |
# 3 | Regno Unito | # 8 | # 11 | # 7 | # 5 | 8.543.120 |
# 4 | stati Uniti | # 11 | # 16 | # 2 | # 8 | 46.627.102 |
# 5 | Svezia | # 9 | # 13 | # 8 | # 4 | 1.639.771 |
# 6 | Australia | # 17 | # 6 | # 9 | # 14 | 6.763.663 |
# 7 | Lussemburgo | # 21 | # 2 | # 17 | # 3 | 249.325 |
# 8 | Danimarca | # 3 | # 15 | # 3 | # 15 | 572.520 |
# 9 | Finlandia | # 6 | # 21 | # 4 | # 9 | 315.881 |
# 10 | Norvegia | # 13 | # 14 | # 10 | # 2 | 741.813 |
I ranghi della sottocategoria sono definiti come segue:
- Abilita: stato degli scenari normativi e di mercato nel paese
- Attrazione: capacità di attrarre aziende e persone con le competenze necessarie
- Crescita: capacità di offrire un'istruzione di alta qualità, l'apprendistato e la formazione
- Mantieni: indica la qualità della vita nel paese
Secondo i dati, la Svizzera (n. 1) e Singapore (n. 2) sono i due paesi migliori per il raggiungimento e il mantenimento di lavoratori altamente qualificati.
Mentre gli ambienti normativi in entrambi questi paesi sono noti per reputazione, forse la cosa più sorprendente è che Singapore ottiene il primo posto nella sottocategoria "Attract", mentre la Svizzera è il paese numero 1 per il mantenimento di talenti basato sulla qualità della vita .
Un altro punto dati che si distingue?
Gli Stati Uniti hanno una popolazione migrante totale più elevata (46,6 milioni) rispetto a tutti i paesi della lista dei 10 migliori classificati. Non sorprende che la massiccia economia statunitense abbia anche un alto rango nella categoria "Grow", che rappresenta le opportunità disponibili per portare i lavoratori altamente qualificati a un livello superiore attraverso l'istruzione e la formazione.
E l'Italia?
Noi abbiamo il problema opposto, ossia i NEET, ossia persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione.
Vera ripresa dei mercati o solo un rimbalzo?
Un quesito sulla bocca di molti al momento riguarda il possibile avvicinarsi di una recessione globale. Ma a che punto è l'economia globale?
Con una ripresa abbastanza inaspettata delle quotazioni in quasi tutti i mercati del mondo, gli analisti si sono trovati spiazzati.
La maggioranza prevedeva che il 2019 sarebbe stato un periodo di sofferenza, mentre nei primi due mesi e mezzo sono stati ottenuti guadagni che normalmente sono quelli di un intero anno. Le valutazioni azionarie nei principali mercati, però, restano alte e per i profitti ci si aspetta una crescita non particolarmente elevata.
Non è dunque improbabile che le performance da qui in poi, essendo state basate soprattutto su un rerating, si affievoliscano parecchio
Le preoccupazioni riguardo a una possibile recessione, quindi, resteranno elevate nel breve termine, ma guardando a un orizzonte temporale più lungo si può essere ottimisti riguardo alla crescita, come conseguenza di tre fattori:
1) I prezzi energetici sono più bassi
Sebbene si tratti in parte di una conseguenza dell’indebolimento della domanda a livello globale, questa situazione sta aiutando ad abbassare il livello di inflazione, che a sua volta sta sostenendo il potere d’acquisto dei consumatori a livello globale. I consumatori statunitensi tendono a vedere i benefici complessivi di questa situazione, grazie alla tassazione relativamente bassa sulla benzina che, combinata con un aumento dei compensi, sta portando a una crescita dei salari reali attorno al 2%, il livello più alto negli ultimi tre anni. Ciò vale anche per l’Europa e l’Asia.
2) Gli Stati Uniti e la Cina si stanno avvicinando a un accordo commerciale
Dopo la decisione del Presidente Trump di portare la deadline oltre il 1° marzo per l’aumento dei dazi dal 10% al 25% sui 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi.
Sebbene ci siano ancora diversi ostacoli da superare, soprattutto in riferimento alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, ciò ha segnato un miglioramento rispetto all’escalation che tutti si aspettavamo precedentemente. L’aumento dei dazi sarà ora più limitato e ciò aiuterà a ridurre i costi, a proteggere i margini di profitto e a contenere l’inflazione. L’accordo dovrebbe anche aiutare a ridurre l’incertezza e a portare un po’ di chiarezza alle società che hanno sospeso la pianificazione delle spese, in attesa di decidere il futuro delle loro supply chain internazionali.
Tuttavia, le notizie sull’accordo commerciale non sono tutte positive. Parte dell’accordo prevederà maggiori acquisti di prodotti energetici, agricoli e manifatturieri statunitensi da parte della Cina ($1 miliardo nel corso dei prossimi sei anni), che probabilmente porterà a una riduzione delle vendite per le aziende ex-Usa. L’Europa e il Giappone potrebbero soffrirne in qualche modo. Inoltre, al riappacificarsi delle tensioni commerciali, la guerra tecnologica rimane pienamente aperta e ci aspettiamo che gli Stati Uniti continueranno a sfidare la Cina in quest’area, attraverso sanzioni sulle società cinesi o attraverso il divieto alle aziende Usa di esportare componenti tecnologiche fondamentali
3) La politica monetaria è più accomodante
Ciò in parte è una conseguenza del minor livello di inflazione, ma segna anche un cambiamento dell’orientamento politico della Fed, dato che la Banca centrale è diventata più propensa a rispondere alle condizioni del mercato finanziario. Inoltre, la Fed ha segnalato una fine più vicina del previsto per il suo quantitative tightening, il processo di riduzione di bilancio che dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno secondo le aspettative attuali. Al momento sembra inoltre abbastanza improbabile che la Camera controllata dai Democratici darà il via libera a ulteriori sostegni fiscali.
Questi sono 3 fattori che potrebbero dare ottimismo sulla crescita globale di domani, e come ogni analisi servono a dare fare una radiografia dell'economia oggi.
Oggi, non domani o dopodomani quindi sempre meglio basare la propria strategia di investimento su altri presupposti come TEMPO e OBIETTIVI rimanendo però sempre aggiornati sul contesto del momento.
Le più grandi economie nel 2030
Nell'articolo "LE GRANDI ECONOMIE RALLENTERANNO LA CRESCITA?" abbiamo visto lo sviluppo delle attuali maggiori economie del mondo. Oggi proviamo a fare un punto sulle più accreditate previsioni.
Entro il 2030, la mappa dell'economia globale potrebbe sembrare molto diversa da oggi.
Secondo le recenti proiezioni di Standard Chartered, una banca multinazionale con sede a Londra, il prossimo decennio vedrà emergere mercati come l'India e la Turchia che salgono alla scala economica globale per diventare le centrali elettriche di domani.
Visualizzazione dell'espansione nei mercati emergenti
Il video di oggi si basa su un grafico precedente che mostra come si prevede una crescita economica nei prossimi anni.
Vediamo il cambiamento previsto nelle classifiche per le maggiori economie dal 2017 al 2030 di seguito:
Se le proiezioni utilizzate nel video sopra dimostrano di essere accurate, la più grande economia del 2030 sarà la Cina con 64,2 trilioni di dollari del PIL, dopo essersi adeguato alla parità di potere d'acquisto (PPP).
Questo è quasi $ 20 trilioni in più rispetto all'India, che sarà il secondo più grande in quel momento.
Da buono a grande
Mentre la dimensione dell'economia cinese è certamente un punto esclamativo, forse la storia più interessante qui è l'ascesa dei mercati in via di sviluppo in generale.
Entro il 2030, si prevede che sette delle 10 maggiori economie del mondo rientreranno in questa categoria:
Rango | Nazione | Proj. PIL (2030, PPP) | PIL (2017, PPP) | % modificare |
---|---|---|---|---|
# 1 | Cina | $ 64,2 trilioni | 23 trilioni di dollari | + 177% |
# 2 | India | $ 46,3 trilioni | $ 9,5 miliardi | + 387% |
# 3 | Stati Uniti | $ 31,0 trilioni | $ 19,4 trilioni | + 60% |
# 4 | Indonesia | $ 10,1 trilioni | $ 3,2 trilioni | + 216% |
# 5 | Turchia | $ 9,1 trilioni | $ 2,2 trilioni | + 314% |
# 6 | Brasile | $ 8,6 trilioni | $ 3,2 trilioni | + 169% |
# 7 | Egitto | $ 8 trilioni | $ 1,2 trilioni | + 583% |
# 8 | Russia | $ 7,9 trilioni | $ 4.0 trilioni | + 98% |
# 9 | Giappone | $ 7 trilioni | $ 5,4 trilioni | + 33% |
# 10 | Germania | $ 6.9 trilioni | $ 4,2 trilioni | + 64% |
In questo lasso di tempo, paesi come l'Egitto, la Cina, l'India, l'Indonesia, la Turchia e il Brasile vedranno tutte le proprie economie espandersi con una crescita a tre cifre in termini di PPP.
In particolare, l'economia indiana sarà sostenuta da una rapida crescita della popolazione nelle sue città, che sono alcune delle aree urbane a più rapida crescita sul pianeta. Allo stesso tempo, l'economia egiziana dovrebbe crescere da $ 1,2 trilioni a $ 8 trilioni di dollari secondo la banca - anche se questo sembra abbastanza ottimista.
Infine, economie sviluppate come gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone continueranno a crescere, ma non al ritmo vertiginoso dei paesi in via di sviluppo. Se queste proiezioni dovessero risultare, le economie giapponese e tedesca completeranno l'elenco con gli spot 9 e 10 rispettivamente.
L'auto elettrica sta arrivando?
Ieri abbiamo visto insieme cosa è una Smart City, e rimanendo sempre in tema di innovazioni globali il mercato delle auto elettriche sta diventando una vera e propria realtà.
Ci sono voluti cinque anni per vendere il primo milione di auto elettriche. Nel 2018 ci sono voluti solo sei mesi.
Il Tesla Model 3 ha anche superato un importante traguardo nel 2018, diventando il primo veicolo elettrico (EV) a decifrare i 100.000 marchi in un solo anno. Anche le Nissan LEAF e BAIC EC-Series supereranno le 100.000 immatricolazioni quest'anno.
Anche se il mercato dei veicoli elettrici non è cresciuto così velocemente come inizialmente hanno previsto alcuni esperti, sembra che le vendite di veicoli elettrici stiano finalmente raggiungendo il loro apice in tutto il mondo. Di seguito sono riportati i paesi in cui i veicoli elettrici rappresentano la parte più importante del mix di vendita.
La capitale europea del mondo
La Norvegia, dopo aver accumulato una fortuna grazie all'estrazione di petrolio e gas, ha preso la decisione consapevole di creare incentivi per i suoi cittadini all'acquisto di veicoli elettrici. Di conseguenza, il paese è il leader indiscusso nell'adozione dell'EV.
Nel 2018, un terzo di tutti i veicoli passeggeri erano completamente elettrici, e tale percentuale è prevista solo che in aumento nel prossimo futuro. Il governo norvegese ha persino fissato l'ambizioso obiettivo di obbligare tutte le nuove auto a zero emissioni entro il 2025.
Questo entusiasmo per i veicoli elettrici si sta diffondendo in altri paesi della regione, che vedono anche un'alta percentuale di vendite di veicoli elettrici. Tuttavia, i cinque paesi in cui i veicoli elettrici sono i più popolari - Norvegia, Islanda, Svezia, Paesi Bassi e Finlandia - rappresentano solo lo 0,5% della popolazione mondiale. Affinché l'adozione di EV possa avere un impatto reale sulle emissioni globali, i conducenti in paesi ad alta crescita / popolazione elevata dovranno optare per veicoli elettrici. (Naturalmente le reti elettriche dovranno diventare più verdi, ma questo è un altro argomento ).
L'impatto sovralimentato dalla Cina
Una grande economia che sta abbracciando veicoli plug-in è la Cina.
Il paese è leader mondiale nelle vendite di veicoli elettrici, con oltre un milione di nuovi veicoli che percorrono le strade nel 2018. L'anno scorso, a Shenzhen e Shanghai sono stati venduti più veicoli elettrici rispetto a qualsiasi altro paese al mondo, ad eccezione degli Stati Uniti.
Anche la Cina è al comando del mondo in un'altra importante statistica: le stazioni di ricarica. La Cina ha il maggior volume di caricabatterie,e molti dei quali consentono ai conducenti di ricaricare più velocemente.
Accelerazione da Slow Lane
Negli Stati Uniti, le vendite di veicoli elettrici sono in aumento, ma tendono ancora ad essere altamente concentrate in aree specifiche. In circa la metà degli Stati, i veicoli elettrici rappresentano meno dell'1% delle vendite di veicoli. D'altra parte, la California si sta avvicinando al segno del 10%, una pietra miliare significativa per lo stato più popoloso.
A livello nazionale, le vendite di EV sono aumentate nel 2018, con il dicembre che ha registrato quasi il doppio del volume di vendite dello stesso mese nel 2017. Parte di questa crescita delle vendite è guidata dal modello 3 di Tesla, che ha guidato il mercato nell'ultimo trimestre del 2018.
A nord del confine, in Canada, la situazione è simile. Le vendite di EV stanno aumentando, ma non abbastanza velocemente per raggiungere gli obiettivi stabiliti dal governo. Il Canada aveva intenzione di avere mezzo milione di veicoli elettrici entro il 2018, ma ha mancato quell'obiettivo di circa 400.000 veicoli.
La grande domanda ora è se il recente aumento delle vendite sia una tendenza temporanea guidata da sovvenzioni governative e "showmanship" di Elon Musk , o se i veicoli elettrici stanno diventando un'opzione tradizionale per i conducenti di tutto il mondo.
La Smart City, cos'è e perchè è il futuro
Tra eventi climatici catastrofi, problema dell'inquinamento ma soprattutto di sovrappopolazione negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più di "Smart City".
Non c'è dubbio che la città sarà la caratteristica distintiva della geografia umana per il 21 ° secolo.
A livello globale, ci sono 1,3 milioni di persone che si trasferiscono in città ogni settimana - e nel 2040, uno stupefacente 65% della popolazione mondiale vivrà nelle città.
Allo stesso tempo, le 600 aree urbane più grandi rappresentano già il 60% del PIL globale, e questo aumenterà solo quando le città diventeranno più grandi e più prospere. In effetti, gli esperti stimano che fino all'80% della futura crescita economica nelle regioni in via di sviluppo si verificherà solo nelle città.
La Smart City: un passaggio necessario
Poiché le città diventano un fattore sempre più importante per l'economia e la ricchezza globale, sta diventando fondamentale che siano ottimizzate per massimizzare l'efficienza e la sostenibilità, migliorando nel contempo la qualità della vita in ogni conglomerato urbano.
L'infografica odierna di Postscapes aiuta a definire la necessità di città intelligenti e offre anche grandi esempi di come la tecnologia possa essere applicata in contesti urbani per migliorare le città che funzionano meglio per i propri cittadini.
Caratteristiche delle Tomorrow's Cities
Le città intelligenti utilizzeranno sensori a bassa potenza, reti wireless e applicazioni basate su dispositivi mobili per misurare e ottimizzare tutto all'interno delle città.
Ecco alcuni esempi: (clicca sotto l'immagine per aprire la versione full size)
Le soluzioni smart city rientrano in sei grandi categorie:
1.Infrastruttura
L'illuminazione intelligente è una delle soluzioni più importanti che verranno implementate nelle infrastrutture di tutta la città. Mentre l'illuminazione intelligente sembra banale a prima vista, vale la pena notare che l'illuminazione da sola consuma un enorme 19% dell'elettricità totale del mondo.
2. Gli edifici
Riscaldamento, consumo di energia, illuminazione e ventilazione saranno gestiti e ottimizzati dalla tecnologia. I pannelli solari saranno integrati nella progettazione degli edifici, sostituendo i materiali tradizionali. La rilevazione e l'estinzione degli incendi sono personalizzati per le singole stanze.
3. Utilità
Le griglie intelligenti (utilizzate per il monitoraggio e la gestione del consumo di energia), il rilevamento delle perdite d'acqua e il monitoraggio della potabilità dell'acqua sono solo alcuni aspetti di smart city sul lato delle utility.
4. Trasporto
Saranno implementate corsie veloci e adattive e corsie lente (in bicicletta, a piedi), mentre le stazioni di ricarica in città alimenteranno le auto elettriche.
5. Ambiente
Il controllo dell'inquinamento atmosferico, le energie rinnovabili e le soluzioni di gestione dei rifiuti renderanno le città più ecologiche. I giardini sul tetto o la vegetazione laterale saranno integrati nei progetti degli edifici, per aiutare con l'isolamento, fornire ossigeno e assorbire CO2.
6. Vita
Ci sarà Wi-Fi in tutta la città per uso pubblico, mentre gli aggiornamenti in tempo reale forniranno ai cittadini informazioni sulla congestione del traffico, i parcheggi e altri servizi della città.
L'effetto?
Cisco stima che le città più intelligenti aumenteranno notevolmente l'efficienza: utilizzando molti dei concetti sopra citati, le città possono migliorare l'efficienza energetica del 30% in 20 anni.
Allo stesso tempo, si stima che il vasto mercato di prodotti e servizi di smart city valga 2,55 miliardi di dollari entro il 2025, con una crescita media del 18,4% all'anno.
I primi 50 miliardari del mondo
Il mondo degli affari ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi due decenni.
Mentre alcune fortune sono sempre affidabilmente trasferite agli eredi designati, ci sono anche industrie completamente nuove che emergono dal nulla per modellare il paesaggio della ricchezza globale.
Come cambia il paesaggio della ricchezza, allo stesso modo cambia anche la sua distribuzione geografica.
La lista 2019 dei miliardari
Il grafico di oggi utilizza i dati dell'edizione più recente dell'elenco dei miliardari di Forbes per mappare la distribuzione delle persone più ricche del mondo, quindi confrontarlo con i dati di 20 anni precedenti.
Iniziamo qui esaminando i dati più recenti del 2019:
Rango | Nome | Valore netto ($ B) | Cittadinanza | Industria |
---|---|---|---|---|
# 1 | Jeff Bezos | 131 | Stati Uniti d'America | Tech, eCommerce |
# 2 | Bill Gates | 96.5 | Stati Uniti d'America | Tech |
# 3 | Warren Buffett | 82.5 | Stati Uniti d'America | investimenti |
# 4 | Bernard Arnault | 76 | Francia | Beni di lusso, cosmetici |
# 5 | Carlos Slim Helu | 64 | Messico | Telecomunicazioni |
# 6 | Amancio Ortega | 62.7 | Spagna | Abbigliamento |
# 7 | Larry Ellison | 62.5 | Stati Uniti d'America | Tech |
# 8 | Mark Zuckerberg | 62.3 | Stati Uniti d'America | Tech |
# 9 | Michael Bloomberg | 55.5 | Stati Uniti d'America | Media |
# 10 | Larry Page | 50,8 | Stati Uniti d'America | Tech |
La lista dei miliardari più recente presenta Jeff Bezos al vertice con 131 miliardi di dollari, anche se è probabile che il suo recente annuncio di divorzio fornirà un imminente scossone all'impero di Bezos .
Bezos è solo uno dei 21 americani che si trovano nella top 50, il che significa che il 42% dei migliori miliardari del mondo proviene dagli Stati Uniti.
Geografia del miliardario nel tempo
Se confrontiamo la lista dei primi 50 con quella del 1999, è interessante vedere cosa è cambiato nel tempo in termini di distribuzione geografica.
Ecco la distribuzione dei paesi migliori in entrambe le liste, confrontati:
Cittadinanza | Top Billionaires (1999) | I migliori miliardari (2019) | Modificare |
---|---|---|---|
Russia | 0 | 5 | +5 |
Cina | 3 | 7 | +4 |
stati Uniti | 18 | 21 | +3 |
Brasile | 0 | 2 | 2 |
India | 0 | 2 | 2 |
Italia | 1 | 2 | +1 |
Spagna | 0 | 1 | +1 |
Messico | 1 | 1 | 0 |
Canada | 1 | 1 | 0 |
Bermuda | 1 | 0 | -1 |
Negli ultimi 20 anni, la Russia e la Cina hanno accumulato il maggior numero di miliardari, aggiungendo rispettivamente cinque e quattro all'elenco dei primi 50. Gli Stati Uniti ne hanno aggiunti tre, passando da 18 a 21 miliardari nel periodo di tempo.
Dall'altra parte dello spettro, Germania, Svezia e Svizzera hanno perso il maggior numero di miliardari dalla classifica dei primi 50.
Quanto vale "l'economia sommersa"
Un recente studio ha fatto luce sul fenomeno dell'evasione fiscale in Italia e in Europa mettendo in risalto dei dati di sicuro non confortanti per il Bel Paese.
Negli ultimi tempi, l’evasione fiscale è entrata prepotentemente all’interno del dibattito politico. Non si tratta però di un problema nuovo. I fenomeni di evasione fiscale esistono sin da quando i governanti impongono tasse ai loro cittadini.
Da un recente studio condotto dalla società inglese Tax Research LLP emerge che l’Italia è il primo paese per evasione fiscale in Europa, con circa 190 miliardi di euro di tasse evase.
Per avere un’idea concreta del danno da evasione fiscale per la società, i mancati introiti per lo Stato italiano equivalgono a circa il doppio della spesa pubblica in sanità.Nella classifica dell’evasione fiscale in Europa, dietro all’Italia si piazzano in ordine Germania (125 miliardi), Francia (118 miliardi) e Regno Unito (87 miliardi). In totale, prendendo come riferimento l’anno fiscale 2015, l’evasione fiscale tra i Paesi Membri dell’Unione pesa 824 miliardi di euro. È più di sei volte la dimensione del bilancio annuale dell’UE.
È interessante anche notare come cambia questa classifica se consideriamo il peso che l’evasione fiscale ha sul gettito fiscale. Italia, Germania e Francia sono infatti le tre più grandi economie dell’eurozona e anche per questo motivo il valore assoluto delle tasse evase è molto elevato.
Se ci si sposta in termini relativi, il tax gap dell’Italia, cioè il rapporto tra fisco evaso ed entrate fiscali dello Stato, si attesta al 23,28%. Ciò significa che per ogni euro riscosso dal fisco italiano, si perdono circa 23 centesimi in evasione fiscale.
Peggio di noi soltanto Romania (29,51%), Grecia (26,11%) e Lituania (24,36%). Il paese europeo con il tax gap più basso è invece il Lussemburgo, dove l’evasione fiscale pesa il 7,98% degli introiti statali.
Risultato finale? Nei vari paesi europei, il gap medio di tasse evase oscilla da minimi del 7,98% in Lussemburgo (ben più attivo però sul fronte delle politiche di «ottimizzazione fiscale», cioè di sconti ad hoc per le aziende) a massimi del 29,5% in Romania.
L’Italia si colloca fra i paesi più inclini all’evasione sia in valori percentuali (il tax gap è del 23,28%) sia, e soprattutto, in valori assoluti: circa 190 miliardi di euro, 65 miliardi in più rispetto ai 125 della Germania e circa 73 miliardi in più rispetto ai 117,9 miliardi della Francia. Cifre che non meravigliano, se si considera che la Penisola ha bruciato solo nel 2016 un totale di 35,9 miliardi di Iva non incassata.
«L’Italia sconta un problema storico di debolezza politica nella raccolta delle tasse. Per migliorare l’efficacia servirebbe un sistema più efficiente, è vero. Ma anche un cambiamento politico, che non vedo».
Richard Murphy,
Professor of International Political Economy, City, University of London.
I Giganti del Tech negli ultimi 20 anni
Il mondo degli affari non è certamente statico.
"To big to fail" è una delle frasi più famose del mercato finanziario.
Ciò significa che è improbabile che i leader di mercato nei settori più stabili mantengano le loro posizioni di leadership per lunghi periodi di tempo .
Lo stesso vale anche per un mondo dinamico come quello della tecnologia. La volatilità di questo giovane mercato infatti ha portato ad una alternanza di aziende rilevante negli ultimi venti anni.
Le più grandi aziende tecnologiche per capitalizzazione di mercato
L'animazione cattura il folle mondo delle valutazioni tecnologiche per le aziende più conosciute e di cui tutti almeno una volta abbiamo sentito parlare nella nostra vita di ogni giorno.
Guarda in 1 minuto venti anni dell'industria tecnologica:
Nell'arco di soli 23 anni, l'azienda in cima alla lista ribalta otto volte - e se si dovesse ottenere una maggiore granularità con i numeri (osservando le valutazioni giornaliere, ad esempio), si vedrebbe accadere molto più spesso.
Ma chi sono i leader del mercato oggi?
Come abbiamo notato sopra, le valutazioni delle società sono in costante cambiamento e, all'inizio di settembre 2018, sia Apple che Amazon hanno addirittura superato il traguardo di $ 1 trilione per un breve periodo di tempo.
Utilizzando gli stessi criteri dell'animazione precedente, che è basata su società quotate negli Stati Uniti, ecco le prime 10 società tecnologiche:
Rango | Azienda | Ticker (s) | Market Cap (18 marzo 2019) |
---|---|---|---|
# 1 | Microsoft | MSFT | $ 902 miliardi |
# 2 | Mela | AAPL | $ 887 miliardi |
# 3 | Amazon | AMZN | $ 856 miliardi |
# 4 | Alfabeto | GOOG, GOOGL | $ 824 miliardi |
# 5 | Alibaba | BABA | $ 471 miliardi |
# 6 | FB | $ 458 miliardi | |
# 7 | Intel | INTC | $ 243 miliardi |
# 8 | Cisco | CSCO | $ 236 miliardi |
# 9 | Oracolo | ORCL | $ 192 miliardi |
# 10 | Netflix | NFLX | $ 159 miliardi |
Basato sui dati del 18 marzo 2019
Questo non è un elenco completo a livello globale, in quanto manca di aziende come Tencent che sono quotate in altre borse come la Borsa di Hong Kong. Sulla base dei recenti tassi di conversione HKD / USD, si stima che Tencent oggi valga circa 450 miliardi di dollari - stabilendosi al settimo posto nella lista.
Il cambiamento è l'unica costante nel mondo tecnologico, e sicuramente chiunque può rendersene conto.
Una tecnologia diventa sempre prima obsoleta spingendo questo mercato a sempre nuove innovazioni, ed è per questo che l'elenco qui sopra delle più grandi aziende tecnologiche sarà probabilmente molto diverso tra qualche mese o forse tra qualche settimana.
Questa è la tecnologia oggi!.
Istat conferma, Italia in recessione tecnica
L'istituto di statistica ha rivisto al rialzo il dato congiunturale del Pil relativo al quarto trimestre 2018 comunicato a fine gennaio (da -0,2% a -0,1%) ma si tratta comunque del secondo trimestre consecutivo di calo, ma dove è finita la crescita di tutta l'area Euro?
La crescita economica non è un problema che riguarda soltanto l’Italia, ma tutta l’eurozona.
Nell’ultimo trimestre del 2018, l’economia italiana è entrata in recessione tecnica (-0,2%), e l'Istat lo ha confermato.
Il tasso di crescita in Europa è il più basso da oltre sei anni (0,2%) e la Germania, prima economia dell’eurozona, ha evitato la recessione tecnica per un soffio (0,02% nell’ultimo trimestre 2018).
A cosa è dovuta la frenata dell'economia europea?
Negli ultimi anni, l’economia tedesca si è confermata locomotiva trainante dell'eurozona. Ha marciato marciato a suon di record della bilancia commerciale, e lo stesso è avvenuto per l’eurozona che dal 2012 in poi è diventata esportatrice netta verso il resto mondo.
Ma la ruota gira fintantoché la domanda proveniente dall’estero continua a crescere. Perché quando un’economia si basa troppo sulle esportazioni finisce per diventare eccessivamente dipendente dalle dinamiche degli altri paesi. Cina in primis. Infatti, con l’avvio della guerra commerciale tra Usa e Cina e con il conseguente rallentamento dell’economia cinese, la Germania (primo partner commerciale per la Cina) sta pagando il conto più salato. E se il vagone di testa della locomotiva europea si ferma, tutti gli altri fanno lo stesso.
Cos’è mancato all’Europa in questi anni?
Dopo la crisi del 2008 il vero grande assente è stata una politica fiscale espansiva. Per mantenere una crescita duratura ma soprattutto diffusa nell’eurozona, non sono bastati 2 trilioni di dollari di cartamoneta stampata dalla BCE. Con l’introduzione del fiscal compact nel 2012, la Commissione Europea ha previsto regole e criteri per monitorare molto più da vicino – ed eventualmente sanzionare – gli Stati Membri che incorrono in deficit e debiti pubblici eccessivi.
Per stare al gioco delle regole europee, i governi degli stati più indebitati sono stati costretti a ridurre i deficit di bilancio e mettere in atto misure di austerità che abbassano la spesa pubblica e aumentano le tasse. Ma costringere i paesi a tirare la cinghia quando l’economia si trova in difficoltà, è come prescrivere la dieta ad un paziente sottopeso e malnutrito.
Di fatto, i governi hanno tolto denaro dall’economia anziché metterne di più in circolazione.
In Italia, dove il tasso di disoccupazione supera il 10%, quello giovanile sfiora il 30%, e con una povertà che è aumentata da 1 a 6 milioni di individui in 10 anni, esclusa la parentesi del 2009 i governi hanno sempre realizzato politiche fiscali restrittive sottostando ai diktat di Bruxelles.
Come ritrovare la crescita?
L’insistenza della Commissione Europea sul fatto che i paesi periferici dell’eurozona continuino a ridurre il deficit di bilancio è assolutamente irragionevole in una situazione di crescita economica molto bassa.
Un appuntamento importante che può portare con se un vento di cambiamento sarà quello delle elezioni politiche europee.
Le ultime proiezioni vedono un sostanziale equilibrio tra eurofili e sovranisti, che sicuramente spingeranno ad un cambio di rotta per evitare il rischio di una rottura definitiva degli equilibri già precari dell’eurozona.