Millennials denaro e risparmio
Sono nati tra i primi anni ottanta e fine novanta, i Millennials rappresentano la nuova classe produttrice. Vediamo dieci interessanti spunti per capire il loro rapporto con il denaro ed il risparmio.
Per la mia generazione nata tra il 1981 ed il 1999, la strada verso la sicurezza finanziaria è stata, ed è, parecchio accidentata: ci si riferisce spesso a loro come alla generazione più sfortunata e alcune statistiche ci mostrano in quale posizione si trovino oggi e come appaia il loro scenario finanziario al momento.
1. Il 52% dei Millennials investe spesso o sempre in fondi sostenibili
Gli investimenti sostenibili SRI (a cui ci si riferisce talvolta con "investimenti responsabili") fanno parte di una scuola di pensiero che considera i temi ambientali, sociali ed etici una potenziale fonte di rendimento e allo stesso tempo di grande impatto sociale, naturalmente in positivo.
In un report del 2017 di Schroders viene evidenziato che i Millennials sono più consapevoli ed informati sui fondi d'investimento sostenibili rispetto alla Generazione X ed ai Baby Boomers: hanno infatti il doppio delle probabilità (il 10%) di identificare correttamente tutte e tre le descrizioni di investimenti sostenibili rispetto ai Baby Boomers (5%).
Si è anche scoperto che in Europa la popolazione peggio informata è quella del Regno Unito, in cui il 14% non sa che cosa sia un fondo d'investimento sostenibile.
2. Il potere d'acquisto globale dei Millennials è destinato a superare quello della Generazione X nel 2020
I Millennials stanno per superare la Generazione X per maggiore potere d'acquisto globale, in termini di generazione, e questo accadrà entro il 2020. I Millennials sono destinati a guadagnare una media di 1,4 trilioni di dollari (globalmente) all'anno entro questa data.
Visto che la Generazione X inizierà a raggiungere l'età pensionabile nei prossimi quindici-vent'anni, il loro reddito ed il loro potere d'acquisto cominceranno infatti a calare significativamente.
3. I Millennials europei amano la tecnologia
Un sondaggio condotto da Vocalink ha scoperto che il 71% dei Millennials italiani ammettono di non poter vivere senza smartphone, ed il 10% di loro utilizza i sistemi di pagamento da cellulare quotidianamente, per cibo e bevande, per i pasti fuori casa e per le uscite, e l'11% per il tempo libero, ad esempio per andare al cinema, ad un concerto o a vedere una partita.
Inoltre, i Millennials sembrano pronti all'utilizzo di sistemi tecnologicamente avanzati che li assistano con le loro finanze o con i pagamenti da cellulare, visto il 42% dei Millennials inglesi e tedeschi accetterebbe di usare sistemi ottici di riconoscimento per la verifica delle transazioni.
4. I Millennials trovano che gli imprenditori abbiano un impatto più positivo dei leader religiosi o politici
È un fattore probabilmente collegato al declino della religione organizzata in Europa e alla disillusione originata dal crollo del 2008 il fatto che la generazione dei Millennials non stia più guardando a leader morali tradizionali come capaci di un impatto sociale positivo.
I Millennials guarderebbero invece alle imprese come luogo d'elezione di una trasformazione verso modelli di business etici e per dare l'avvio ad un cambiamento sociale positivo: è dagli imprenditori che si aspettano insomma una posizione più decisa a riguardo.
5. Meno del 30% della ricchezza dei Millennials è nelle azioni
In quanto generazione che ha raggiunto la maggiore età nel clima del dopo 2008, i Millennials sono più cauti nell'investire il proprio patrimonio in azioni: sono più scettici nei confronti di un mercato che hanno già visto crollare e un'indagine di Deloitte ha rilevato che privilegiano attivi materiali, oltre alla liquidità; in generale, sono alla ricerca di strumenti semplici e di facile comprensione.
Sul lungo termine, ci sarà bisogno di compensare in qualche modo l'avversione al rischio di questa generazione.
Un'opera di educazione finanziaria mirata e con i canali giusti può essere la soluzione.
6. Un Millennial inglese su tre potrebbe non avere mai una casa di proprietà
Un'indagine della Resolution Foundation ha scoperto che un Millennial su tre potrebbe non avere mai una casa di proprietà, e così, dal momento che i Millennial stanno raggiungendo l'età in cui iniziano ad avere bambini, ci troviamo di fronte ad una generazione di bambini cresciuta in alloggi in affitto, in un clima di insicurezza e di breve termine.
Non sono di certo da soli in Europa, dato che statistiche recenti mostrano che in Italia addirittura il 67% degli italiani tra i 18 e i 34 anni vivono ancora a casa con i genitori.
7. I Millennials sono la prima generazione moderna ad essere in condizioni peggiori dei propri genitori
Un'analisi recente del Luxembourg Income Study ha scoperto che i redditi di coloro che hanno tra i 25 ed i 29 anni hanno registrato una stagnazione tra gli anni settanta e gli ottanta, se messi a confronto con le entrate delle persone più anziane, che sono invece aumentate.
Per esempio, in Italia, i redditi per il gruppo di età che va tra i 25 e i 29 anni sono cresciuti del 19% in meno della media nazionale tra il 1986 ed il 2010, il che significa che, in termini reali, le persone più giovani non hanno migliorato il proprio status rispetto al 1986.
La stessa cosa è vera per il Regno Unito, dove la crescita del reddito di coloro tra i 25 e i 29 anni è stata del 2% minore della media nazionale tra il 1979 ed il 2010.
8. Il 29,8% dei Millennials crede che la discriminazione reddituale stia causando gravi danni nel proprio Paese
Un'indagine di Sharper Survey ha scoperto che circa il 30% dei Millennials rivela una forte coscienza sociale affermando che la discriminazione reddituale stia causando gravi danni nel proprio Paese.
Questa discriminazione può prendere la forma di un rifiuto di un contratto d'affitto o di un mutuo da parte della banca perché non viene riconosciuta come adeguata la fonte di reddito di chi fa la richiesta. Questo può anche condizionare la possibilità di ottenere un prestito o di avere una carta di credito e, per una generazione che partecipa ampiamente alla gig economy (con attività autonome, da freelance) questo può avere gravi ripercussioni.
9. Dei Millennials che investono, il 73% lo fa per la pensione
Sebbene siano spesso additati come la generazione che non pensa a sufficienza al proprio futuro, il 73% dei Millennials che sta investendo lo sta facendo per integrare la propria pensione oppure sta aumentando gli importi per il risparmio previdenziale per la pensione.
Una migliore educazione alle decisioni d'investimento per il futuro può quindi essere un buon investimento per i Millennials che stanno pensando di iniziare il proprio cammino nel mondo degli investimenti.
10. I Millennials non stanno risparmiando abbastanza per la propria pensione futura
Secondo un'indagine di Schroders, i Millennials stanno risparmiando una percentuale minore per la pensione rispetto alla Generazione X ed ai Baby Boomers.
Questo può stare ad indicare un'ingenuità e un'impreparazione riguardo alla cifra di cui avranno davvero bisogno quando andranno in pensione, oppure al contrario una consapevolezza del fatto che dovranno probabilmente lavorare per un periodo di tempo molto maggiore rispetto alle altre generazioni e che quindi guadagneranno soldi più a lungo.
Vera ripresa dei mercati o solo un rimbalzo?
Un quesito sulla bocca di molti al momento riguarda il possibile avvicinarsi di una recessione globale. Ma a che punto è l'economia globale?
Con una ripresa abbastanza inaspettata delle quotazioni in quasi tutti i mercati del mondo, gli analisti si sono trovati spiazzati.
La maggioranza prevedeva che il 2019 sarebbe stato un periodo di sofferenza, mentre nei primi due mesi e mezzo sono stati ottenuti guadagni che normalmente sono quelli di un intero anno. Le valutazioni azionarie nei principali mercati, però, restano alte e per i profitti ci si aspetta una crescita non particolarmente elevata.
Non è dunque improbabile che le performance da qui in poi, essendo state basate soprattutto su un rerating, si affievoliscano parecchio
Le preoccupazioni riguardo a una possibile recessione, quindi, resteranno elevate nel breve termine, ma guardando a un orizzonte temporale più lungo si può essere ottimisti riguardo alla crescita, come conseguenza di tre fattori:
1) I prezzi energetici sono più bassi
Sebbene si tratti in parte di una conseguenza dell’indebolimento della domanda a livello globale, questa situazione sta aiutando ad abbassare il livello di inflazione, che a sua volta sta sostenendo il potere d’acquisto dei consumatori a livello globale. I consumatori statunitensi tendono a vedere i benefici complessivi di questa situazione, grazie alla tassazione relativamente bassa sulla benzina che, combinata con un aumento dei compensi, sta portando a una crescita dei salari reali attorno al 2%, il livello più alto negli ultimi tre anni. Ciò vale anche per l’Europa e l’Asia.
2) Gli Stati Uniti e la Cina si stanno avvicinando a un accordo commerciale
Dopo la decisione del Presidente Trump di portare la deadline oltre il 1° marzo per l’aumento dei dazi dal 10% al 25% sui 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi.
Sebbene ci siano ancora diversi ostacoli da superare, soprattutto in riferimento alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, ciò ha segnato un miglioramento rispetto all’escalation che tutti si aspettavamo precedentemente. L’aumento dei dazi sarà ora più limitato e ciò aiuterà a ridurre i costi, a proteggere i margini di profitto e a contenere l’inflazione. L’accordo dovrebbe anche aiutare a ridurre l’incertezza e a portare un po’ di chiarezza alle società che hanno sospeso la pianificazione delle spese, in attesa di decidere il futuro delle loro supply chain internazionali.
Tuttavia, le notizie sull’accordo commerciale non sono tutte positive. Parte dell’accordo prevederà maggiori acquisti di prodotti energetici, agricoli e manifatturieri statunitensi da parte della Cina ($1 miliardo nel corso dei prossimi sei anni), che probabilmente porterà a una riduzione delle vendite per le aziende ex-Usa. L’Europa e il Giappone potrebbero soffrirne in qualche modo. Inoltre, al riappacificarsi delle tensioni commerciali, la guerra tecnologica rimane pienamente aperta e ci aspettiamo che gli Stati Uniti continueranno a sfidare la Cina in quest’area, attraverso sanzioni sulle società cinesi o attraverso il divieto alle aziende Usa di esportare componenti tecnologiche fondamentali
3) La politica monetaria è più accomodante
Ciò in parte è una conseguenza del minor livello di inflazione, ma segna anche un cambiamento dell’orientamento politico della Fed, dato che la Banca centrale è diventata più propensa a rispondere alle condizioni del mercato finanziario. Inoltre, la Fed ha segnalato una fine più vicina del previsto per il suo quantitative tightening, il processo di riduzione di bilancio che dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno secondo le aspettative attuali. Al momento sembra inoltre abbastanza improbabile che la Camera controllata dai Democratici darà il via libera a ulteriori sostegni fiscali.
Questi sono 3 fattori che potrebbero dare ottimismo sulla crescita globale di domani, e come ogni analisi servono a dare fare una radiografia dell'economia oggi.
Oggi, non domani o dopodomani quindi sempre meglio basare la propria strategia di investimento su altri presupposti come TEMPO e OBIETTIVI rimanendo però sempre aggiornati sul contesto del momento.
?♂️ la certa incertezza delle previsioni ?
Quante volte vi è capitato di organizzare una uscita fuori città e guardare il meteo il giorno prima?
Sole e temperatura perfetta.
Partite, arrivate ed il cielo non aspettava che voi per tirar giù il peggior nubifragio.
Alla faccia delle PREVISIONI!.
E per l’economia e la finanza?
C'è chi professa di saper prevedere esattamente cosa farà un indice o quale sarà la prossima azione che farà il +1000%.
Maghi, geni... no semplicemente ciarlatani.
Ci sono poi gli economisti che fanno si previsioni, tecniche e corrette ma di sicuro NON CERTE.
Pensateci un attimo, se ogni previsione fosse esatta ogni investimento sarebbe a rendimento certo ed invece...
Prendiamo gli ultimi sei mesi di mercato.
Vedendo le 3 foto il fattore comune è sempre uno: L'INCERTEZZA, soprattutto nel breve periodo.



Purtroppo l’uomo ha da sempre la presunzione di poter interpretare il futuro senza riuscirci.
Cosa deve fare un investitore allora?
PIANIFICARE la propria vita finanziaria, scegliendo una STRATEGIA basata su ORIZZONTE TEMPORALE e OBBIETTIVI.
Poi, partire da dati reali per darsi dei riferimenti:
➡️ Dal 1900
Le azioni hanno reso il 7,32%
Gli immobili il 4,77%
E le obbligazioni il 2,53%
➡️ Dal 1950
Le azioni hanno reso il 6,18%
Gli immobili il 5,55%
E le obbligazioni il 2,83%
➡️ Dal 1980
Le azioni hanno reso il 9,45%
Gli immobili il 4,57%
E le obbligazioni il 5,85 %
Queste sono le rivelazioni oggettive da 100 anni secondo uno studio della Federal Reserve Bank di San Francisco.
Ora sta a te, INVESTITORE, scegliere se :
? Continuare ad andare dietro al mercato ed a previsioni o peggio ancora a ciarlatani che propongono rendimenti mensili a due cifre vivendo la tua vita da risparmiatore sempre con l'ansia di un nubifragio improvviso ⛈;
✅ Pianificare la tua vita finanziaria, vivere nella consapevolezza e riuscirsi a godere una bella giornata di sole ?, anche se da qualche parte piove.
Le più grandi economie nel 2030
Nell'articolo "LE GRANDI ECONOMIE RALLENTERANNO LA CRESCITA?" abbiamo visto lo sviluppo delle attuali maggiori economie del mondo. Oggi proviamo a fare un punto sulle più accreditate previsioni.
Entro il 2030, la mappa dell'economia globale potrebbe sembrare molto diversa da oggi.
Secondo le recenti proiezioni di Standard Chartered, una banca multinazionale con sede a Londra, il prossimo decennio vedrà emergere mercati come l'India e la Turchia che salgono alla scala economica globale per diventare le centrali elettriche di domani.
Visualizzazione dell'espansione nei mercati emergenti
Il video di oggi si basa su un grafico precedente che mostra come si prevede una crescita economica nei prossimi anni.
Vediamo il cambiamento previsto nelle classifiche per le maggiori economie dal 2017 al 2030 di seguito:
Se le proiezioni utilizzate nel video sopra dimostrano di essere accurate, la più grande economia del 2030 sarà la Cina con 64,2 trilioni di dollari del PIL, dopo essersi adeguato alla parità di potere d'acquisto (PPP).
Questo è quasi $ 20 trilioni in più rispetto all'India, che sarà il secondo più grande in quel momento.
Da buono a grande
Mentre la dimensione dell'economia cinese è certamente un punto esclamativo, forse la storia più interessante qui è l'ascesa dei mercati in via di sviluppo in generale.
Entro il 2030, si prevede che sette delle 10 maggiori economie del mondo rientreranno in questa categoria:
Rango | Nazione | Proj. PIL (2030, PPP) | PIL (2017, PPP) | % modificare |
---|---|---|---|---|
# 1 | Cina | $ 64,2 trilioni | 23 trilioni di dollari | + 177% |
# 2 | India | $ 46,3 trilioni | $ 9,5 miliardi | + 387% |
# 3 | Stati Uniti | $ 31,0 trilioni | $ 19,4 trilioni | + 60% |
# 4 | Indonesia | $ 10,1 trilioni | $ 3,2 trilioni | + 216% |
# 5 | Turchia | $ 9,1 trilioni | $ 2,2 trilioni | + 314% |
# 6 | Brasile | $ 8,6 trilioni | $ 3,2 trilioni | + 169% |
# 7 | Egitto | $ 8 trilioni | $ 1,2 trilioni | + 583% |
# 8 | Russia | $ 7,9 trilioni | $ 4.0 trilioni | + 98% |
# 9 | Giappone | $ 7 trilioni | $ 5,4 trilioni | + 33% |
# 10 | Germania | $ 6.9 trilioni | $ 4,2 trilioni | + 64% |
In questo lasso di tempo, paesi come l'Egitto, la Cina, l'India, l'Indonesia, la Turchia e il Brasile vedranno tutte le proprie economie espandersi con una crescita a tre cifre in termini di PPP.
In particolare, l'economia indiana sarà sostenuta da una rapida crescita della popolazione nelle sue città, che sono alcune delle aree urbane a più rapida crescita sul pianeta. Allo stesso tempo, l'economia egiziana dovrebbe crescere da $ 1,2 trilioni a $ 8 trilioni di dollari secondo la banca - anche se questo sembra abbastanza ottimista.
Infine, economie sviluppate come gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone continueranno a crescere, ma non al ritmo vertiginoso dei paesi in via di sviluppo. Se queste proiezioni dovessero risultare, le economie giapponese e tedesca completeranno l'elenco con gli spot 9 e 10 rispettivamente.
Tassi di interesse USA
In settimana si è parlato tanto della curva dei rendimenti americana. Perchè? Cos'è successo in passato quando questa si è invertita? Quali sono le possibili motivazioni?
In questi giorni, si sente tanto parlare della curva dei rendimenti americana. Il motivo è abbastanza semplice:

La curva americana USA si è invertita. Storicamente, questo ha comportato successivamente una fase di rallentamento dell'economia americana. Non nell'immediato, è passato anche più di un anno prima che all'inversione della curva seguisse poi una recessione.
E' capitato anche che a curva invertita, l'economia USA non mostrò successivamente segnali di rallentamento, ovvero nel 1966.
Vediamo la curva dei rendimenti dei Treasury, i titoli di stato americani.

L’inversione della curva dei rendimenti americana è avvenuta venerdì 22 marzo per la prima volta dopo il 2007. Come si vede dal grafico in alto, che ritrae la curva dei rendimenti americana al 26 marzo 2019, le scadenze brevissime (da 1 mese a 1 anno) presentano tassi di rendimento più elevati rispetto alle scadenze medio-lunghe (da 5 a 10 anni).
La curva dei rendimenti invertita segnala una recessione in arrivo?
La logica alla base della curva dei rendimenti invertita come indicatore di recessione è semplice: se i rendimenti a lungo termine sono inferiori ai rendimenti a breve termine, l'opinione del mercato è che la crescita rallenterà nei prossimi anni. Più spesso che no, quella visione è stata giusta. Una curva invertita ha preceduto ogni recessione nell'era post-seconda guerra mondiale.
Negli ultimi 70 anni, la curva degli Stati Uniti si è invertita prima di ogni recessione economica. Questa tabella in basso, mostra nella prima colonna le date in cui si è rilevata l’inversione della curva, nella seconda colonna l’inizio della recessione e nella terza il numero di mesi tra le due date. Quando la curva americana si è invertita sono passati in media 17 mesi prima dell’arrivo della recessione.

Ma il track record non è affatto perfetto, come ci dice il grafico in basso.

In alcuni casi, la curva dei rendimenti USA è invertita, ma non è stata seguita da una recessione. Alla fine degli anni '80, ad esempio, la curva dei rendimenti si invertiva e poi si accentuava di nuovo, prima di invertire di nuovo più tardi prima della recessione. Anche la curva si è invertita molto rapidamente alla fine degli anni '90, e anche nel 2005-2006
Ricapitolando, dunque, un’inversione della curva dei rendimenti può effettivamente essere la causa una recessione economica ma i tempi di per il realizzarsi dell'evento sono lunghi e non è sempre così ovvio che si verifichi.
L'auto elettrica sta arrivando?
Ieri abbiamo visto insieme cosa è una Smart City, e rimanendo sempre in tema di innovazioni globali il mercato delle auto elettriche sta diventando una vera e propria realtà.
Ci sono voluti cinque anni per vendere il primo milione di auto elettriche. Nel 2018 ci sono voluti solo sei mesi.
Il Tesla Model 3 ha anche superato un importante traguardo nel 2018, diventando il primo veicolo elettrico (EV) a decifrare i 100.000 marchi in un solo anno. Anche le Nissan LEAF e BAIC EC-Series supereranno le 100.000 immatricolazioni quest'anno.
Anche se il mercato dei veicoli elettrici non è cresciuto così velocemente come inizialmente hanno previsto alcuni esperti, sembra che le vendite di veicoli elettrici stiano finalmente raggiungendo il loro apice in tutto il mondo. Di seguito sono riportati i paesi in cui i veicoli elettrici rappresentano la parte più importante del mix di vendita.

La capitale europea del mondo
La Norvegia, dopo aver accumulato una fortuna grazie all'estrazione di petrolio e gas, ha preso la decisione consapevole di creare incentivi per i suoi cittadini all'acquisto di veicoli elettrici. Di conseguenza, il paese è il leader indiscusso nell'adozione dell'EV.
Nel 2018, un terzo di tutti i veicoli passeggeri erano completamente elettrici, e tale percentuale è prevista solo che in aumento nel prossimo futuro. Il governo norvegese ha persino fissato l'ambizioso obiettivo di obbligare tutte le nuove auto a zero emissioni entro il 2025.
Questo entusiasmo per i veicoli elettrici si sta diffondendo in altri paesi della regione, che vedono anche un'alta percentuale di vendite di veicoli elettrici. Tuttavia, i cinque paesi in cui i veicoli elettrici sono i più popolari - Norvegia, Islanda, Svezia, Paesi Bassi e Finlandia - rappresentano solo lo 0,5% della popolazione mondiale. Affinché l'adozione di EV possa avere un impatto reale sulle emissioni globali, i conducenti in paesi ad alta crescita / popolazione elevata dovranno optare per veicoli elettrici. (Naturalmente le reti elettriche dovranno diventare più verdi, ma questo è un altro argomento ).
L'impatto sovralimentato dalla Cina
Una grande economia che sta abbracciando veicoli plug-in è la Cina.
Il paese è leader mondiale nelle vendite di veicoli elettrici, con oltre un milione di nuovi veicoli che percorrono le strade nel 2018. L'anno scorso, a Shenzhen e Shanghai sono stati venduti più veicoli elettrici rispetto a qualsiasi altro paese al mondo, ad eccezione degli Stati Uniti.
Anche la Cina è al comando del mondo in un'altra importante statistica: le stazioni di ricarica. La Cina ha il maggior volume di caricabatterie,e molti dei quali consentono ai conducenti di ricaricare più velocemente.

Accelerazione da Slow Lane
Negli Stati Uniti, le vendite di veicoli elettrici sono in aumento, ma tendono ancora ad essere altamente concentrate in aree specifiche. In circa la metà degli Stati, i veicoli elettrici rappresentano meno dell'1% delle vendite di veicoli. D'altra parte, la California si sta avvicinando al segno del 10%, una pietra miliare significativa per lo stato più popoloso.
A livello nazionale, le vendite di EV sono aumentate nel 2018, con il dicembre che ha registrato quasi il doppio del volume di vendite dello stesso mese nel 2017. Parte di questa crescita delle vendite è guidata dal modello 3 di Tesla, che ha guidato il mercato nell'ultimo trimestre del 2018.

A nord del confine, in Canada, la situazione è simile. Le vendite di EV stanno aumentando, ma non abbastanza velocemente per raggiungere gli obiettivi stabiliti dal governo. Il Canada aveva intenzione di avere mezzo milione di veicoli elettrici entro il 2018, ma ha mancato quell'obiettivo di circa 400.000 veicoli.
La grande domanda ora è se il recente aumento delle vendite sia una tendenza temporanea guidata da sovvenzioni governative e "showmanship" di Elon Musk , o se i veicoli elettrici stanno diventando un'opzione tradizionale per i conducenti di tutto il mondo.
La Smart City, cos'è e perchè è il futuro
Tra eventi climatici catastrofi, problema dell'inquinamento ma soprattutto di sovrappopolazione negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più di "Smart City".
Non c'è dubbio che la città sarà la caratteristica distintiva della geografia umana per il 21 ° secolo.
A livello globale, ci sono 1,3 milioni di persone che si trasferiscono in città ogni settimana - e nel 2040, uno stupefacente 65% della popolazione mondiale vivrà nelle città.
Allo stesso tempo, le 600 aree urbane più grandi rappresentano già il 60% del PIL globale, e questo aumenterà solo quando le città diventeranno più grandi e più prospere. In effetti, gli esperti stimano che fino all'80% della futura crescita economica nelle regioni in via di sviluppo si verificherà solo nelle città.
La Smart City: un passaggio necessario
Poiché le città diventano un fattore sempre più importante per l'economia e la ricchezza globale, sta diventando fondamentale che siano ottimizzate per massimizzare l'efficienza e la sostenibilità, migliorando nel contempo la qualità della vita in ogni conglomerato urbano.
L'infografica odierna di Postscapes aiuta a definire la necessità di città intelligenti e offre anche grandi esempi di come la tecnologia possa essere applicata in contesti urbani per migliorare le città che funzionano meglio per i propri cittadini.
Caratteristiche delle Tomorrow's Cities
Le città intelligenti utilizzeranno sensori a bassa potenza, reti wireless e applicazioni basate su dispositivi mobili per misurare e ottimizzare tutto all'interno delle città.
Ecco alcuni esempi: (clicca sotto l'immagine per aprire la versione full size)

Le soluzioni smart city rientrano in sei grandi categorie:
1.Infrastruttura
L'illuminazione intelligente è una delle soluzioni più importanti che verranno implementate nelle infrastrutture di tutta la città. Mentre l'illuminazione intelligente sembra banale a prima vista, vale la pena notare che l'illuminazione da sola consuma un enorme 19% dell'elettricità totale del mondo.
2. Gli edifici
Riscaldamento, consumo di energia, illuminazione e ventilazione saranno gestiti e ottimizzati dalla tecnologia. I pannelli solari saranno integrati nella progettazione degli edifici, sostituendo i materiali tradizionali. La rilevazione e l'estinzione degli incendi sono personalizzati per le singole stanze.
3. Utilità
Le griglie intelligenti (utilizzate per il monitoraggio e la gestione del consumo di energia), il rilevamento delle perdite d'acqua e il monitoraggio della potabilità dell'acqua sono solo alcuni aspetti di smart city sul lato delle utility.
4. Trasporto
Saranno implementate corsie veloci e adattive e corsie lente (in bicicletta, a piedi), mentre le stazioni di ricarica in città alimenteranno le auto elettriche.
5. Ambiente
Il controllo dell'inquinamento atmosferico, le energie rinnovabili e le soluzioni di gestione dei rifiuti renderanno le città più ecologiche. I giardini sul tetto o la vegetazione laterale saranno integrati nei progetti degli edifici, per aiutare con l'isolamento, fornire ossigeno e assorbire CO2.
6. Vita
Ci sarà Wi-Fi in tutta la città per uso pubblico, mentre gli aggiornamenti in tempo reale forniranno ai cittadini informazioni sulla congestione del traffico, i parcheggi e altri servizi della città.
L'effetto?
Cisco stima che le città più intelligenti aumenteranno notevolmente l'efficienza: utilizzando molti dei concetti sopra citati, le città possono migliorare l'efficienza energetica del 30% in 20 anni.
Allo stesso tempo, si stima che il vasto mercato di prodotti e servizi di smart city valga 2,55 miliardi di dollari entro il 2025, con una crescita media del 18,4% all'anno.

I primi 50 miliardari del mondo
Il mondo degli affari ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi due decenni.
Mentre alcune fortune sono sempre affidabilmente trasferite agli eredi designati, ci sono anche industrie completamente nuove che emergono dal nulla per modellare il paesaggio della ricchezza globale.
Come cambia il paesaggio della ricchezza, allo stesso modo cambia anche la sua distribuzione geografica.

La lista 2019 dei miliardari
Il grafico di oggi utilizza i dati dell'edizione più recente dell'elenco dei miliardari di Forbes per mappare la distribuzione delle persone più ricche del mondo, quindi confrontarlo con i dati di 20 anni precedenti.
Iniziamo qui esaminando i dati più recenti del 2019:
Rango | Nome | Valore netto ($ B) | Cittadinanza | Industria |
---|---|---|---|---|
# 1 | Jeff Bezos | 131 | Stati Uniti d'America | Tech, eCommerce |
# 2 | Bill Gates | 96.5 | Stati Uniti d'America | Tech |
# 3 | Warren Buffett | 82.5 | Stati Uniti d'America | investimenti |
# 4 | Bernard Arnault | 76 | Francia | Beni di lusso, cosmetici |
# 5 | Carlos Slim Helu | 64 | Messico | Telecomunicazioni |
# 6 | Amancio Ortega | 62.7 | Spagna | Abbigliamento |
# 7 | Larry Ellison | 62.5 | Stati Uniti d'America | Tech |
# 8 | Mark Zuckerberg | 62.3 | Stati Uniti d'America | Tech |
# 9 | Michael Bloomberg | 55.5 | Stati Uniti d'America | Media |
# 10 | Larry Page | 50,8 | Stati Uniti d'America | Tech |
La lista dei miliardari più recente presenta Jeff Bezos al vertice con 131 miliardi di dollari, anche se è probabile che il suo recente annuncio di divorzio fornirà un imminente scossone all'impero di Bezos .
Bezos è solo uno dei 21 americani che si trovano nella top 50, il che significa che il 42% dei migliori miliardari del mondo proviene dagli Stati Uniti.
Geografia del miliardario nel tempo
Se confrontiamo la lista dei primi 50 con quella del 1999, è interessante vedere cosa è cambiato nel tempo in termini di distribuzione geografica.
Ecco la distribuzione dei paesi migliori in entrambe le liste, confrontati:
Cittadinanza | Top Billionaires (1999) | I migliori miliardari (2019) | Modificare |
---|---|---|---|
Russia | 0 | 5 | +5 |
Cina | 3 | 7 | +4 |
stati Uniti | 18 | 21 | +3 |
Brasile | 0 | 2 | 2 |
India | 0 | 2 | 2 |
Italia | 1 | 2 | +1 |
Spagna | 0 | 1 | +1 |
Messico | 1 | 1 | 0 |
Canada | 1 | 1 | 0 |
Bermuda | 1 | 0 | -1 |
Negli ultimi 20 anni, la Russia e la Cina hanno accumulato il maggior numero di miliardari, aggiungendo rispettivamente cinque e quattro all'elenco dei primi 50. Gli Stati Uniti ne hanno aggiunti tre, passando da 18 a 21 miliardari nel periodo di tempo.
Dall'altra parte dello spettro, Germania, Svezia e Svizzera hanno perso il maggior numero di miliardari dalla classifica dei primi 50.
Quanto vale "l'economia sommersa"
Un recente studio ha fatto luce sul fenomeno dell'evasione fiscale in Italia e in Europa mettendo in risalto dei dati di sicuro non confortanti per il Bel Paese.
Negli ultimi tempi, l’evasione fiscale è entrata prepotentemente all’interno del dibattito politico. Non si tratta però di un problema nuovo. I fenomeni di evasione fiscale esistono sin da quando i governanti impongono tasse ai loro cittadini.
Da un recente studio condotto dalla società inglese Tax Research LLP emerge che l’Italia è il primo paese per evasione fiscale in Europa, con circa 190 miliardi di euro di tasse evase.
Per avere un’idea concreta del danno da evasione fiscale per la società, i mancati introiti per lo Stato italiano equivalgono a circa il doppio della spesa pubblica in sanità.Nella classifica dell’evasione fiscale in Europa, dietro all’Italia si piazzano in ordine Germania (125 miliardi), Francia (118 miliardi) e Regno Unito (87 miliardi). In totale, prendendo come riferimento l’anno fiscale 2015, l’evasione fiscale tra i Paesi Membri dell’Unione pesa 824 miliardi di euro. È più di sei volte la dimensione del bilancio annuale dell’UE.

È interessante anche notare come cambia questa classifica se consideriamo il peso che l’evasione fiscale ha sul gettito fiscale. Italia, Germania e Francia sono infatti le tre più grandi economie dell’eurozona e anche per questo motivo il valore assoluto delle tasse evase è molto elevato.
Se ci si sposta in termini relativi, il tax gap dell’Italia, cioè il rapporto tra fisco evaso ed entrate fiscali dello Stato, si attesta al 23,28%. Ciò significa che per ogni euro riscosso dal fisco italiano, si perdono circa 23 centesimi in evasione fiscale.
Peggio di noi soltanto Romania (29,51%), Grecia (26,11%) e Lituania (24,36%). Il paese europeo con il tax gap più basso è invece il Lussemburgo, dove l’evasione fiscale pesa il 7,98% degli introiti statali.
Risultato finale? Nei vari paesi europei, il gap medio di tasse evase oscilla da minimi del 7,98% in Lussemburgo (ben più attivo però sul fronte delle politiche di «ottimizzazione fiscale», cioè di sconti ad hoc per le aziende) a massimi del 29,5% in Romania.
L’Italia si colloca fra i paesi più inclini all’evasione sia in valori percentuali (il tax gap è del 23,28%) sia, e soprattutto, in valori assoluti: circa 190 miliardi di euro, 65 miliardi in più rispetto ai 125 della Germania e circa 73 miliardi in più rispetto ai 117,9 miliardi della Francia. Cifre che non meravigliano, se si considera che la Penisola ha bruciato solo nel 2016 un totale di 35,9 miliardi di Iva non incassata.

Il divario tra redditi dichiarati nel 2017 dalle persone fisiche (anno d'imposta 2016) e spesa delle famiglie (Fonte: elaborazione Deim, Università della Tuscia per Il Sole 24 Ore del Lunedì)
«L’Italia sconta un problema storico di debolezza politica nella raccolta delle tasse. Per migliorare l’efficacia servirebbe un sistema più efficiente, è vero. Ma anche un cambiamento politico, che non vedo».
Richard Murphy,
Professor of International Political Economy, City, University of London.
Mental accounting e pianificazione finanziaria
Alla base di una buona strategia di investimento c'è la definizione dei propri obiettivi personali e finanziari. Organizzare il proprio patrimonio in "cassetti" permette ad ogni risparmiatore di avere mentalmente un maggiore consapevolezza e sicurezza anche in momenti di mercato difficile.
Il primo passo per avvicinarsi al mondo della consulenza finanziaria è creare un piano di investimento, e per realizzarlo la definizione degli obiettivi è fondamentale.
Ora provate a mettervi davanti ad un foglio bianco, ed iniziate a pensare quali possono essere i motivi per cui risparmiate, o le esigenze future che vorreste iniziare a colmare già da ora.
E' difficile lo so, lo vedo ogni giorno parlando con tanti risparmiatori che decidono di prendere le redini della propria vita finanziaria.Tanti di loro vivevano finanziariamente alla giornata, convinti di riuscire a far fronte ad ogni evenienza. Poi ecco l'imprevisto: la rottura dell'auto, dei rinnovamenti da fare in casa o la voglia di mandare il proprio figlio a studiare "fuori" e, "Dove trovo i soldi?" diventa la domanda di rito.
Prendere più seriamente la propria pianificazione finanziaria significa innanzitutto, farsi trovare pronti in situazioni come quelle sopra.
E tutto parte dalla definizione dei propri obiettivi finanziari.
Iniziare può risultare difficile, soprattutto se non si ha al proprio fianco qualcuno che dia degli input per farlo.
Ecco perchè oggi voglio provare a darti 3 spunti per iniziare a dare il giusto peso alla organizzazione della tua finanza personale:
1. Iniziare non è facile ma neanche impossibile
Creare un piano finanziario all'inizio non significa avere da subito un progetto finanziario dettagliato al centesimo, ma anzi un "disegno" fatto di getto che abbellirai nel tempo.
Siediti, prendi un foglio e scrivi 3 obiettivi che vuoi raggiungere nella tua vita.
Un auto nuova, la sicurezza economica, un viaggio o una vecchiaia tranquilla. Queste possono essere idee ma tu non farti problemi ed aggiungi ciò che vuoi.
Definite le mete, ora va scelto il percorso da fare ed il tempo per raggiungerle. Ma attenzione, tutto va fatto un passo alla volta.
2. Traccia la mappa, scegli la strada ed i mezzi per arrivare alla meta dando sempre un occhio alle migliorie in corso d'opera
Creare e seguire un piano di investimenti non significa ingessarsi ad uno schema ma anzi. Un piano di investimenti "perfetto" è uno strumento flessibile, deve perciò sapersi adattare alla tua vita. Infatti lo puoi cambiare ogni volta che raggiungi i tuoi obiettivi finanziari o ne vuoi aggiungere di nuovi.
3. Prova a definire il futuro
Definiti gli obiettivi ed i passi da fare per raggiungerli puoi provare a stimare cosa ti aspetta una volta arrivato. "Quanti soldi avrò?" è la domanda che scaturisce naturalmente facendo una pianificazione.
Una risposta certa al 100% non esiste perchè una delle cose più difficili da fare è capire quanti soldi potrai avere tra 10-20 anni, dopo averli investiti correttamente. Sappiamo che il tempo e l'interesse composto sono 2 elementi fondamentali per il successo di un investimento.
Ora ti lascio questo simulatore per pensare al tuo risparmio tra molti anni ed a questo video per iniziare la tua vita da "investitore evoluto".